Il principio di manifestazione individuale, totalmente svincolato dal mondo dei corpi, tradizionalmente chiamato “anima”, può esercitare la sua funzione nel mondo dei corpi attraverso il veicolare una istanza che pervade l’ intera creazione.
Tale istanza viene chiamata in diversi modi . Nel linguaggio di Sohrawardi e, prima di lui, di Avicenna, è chiamato “respiro” o “pneuma vitale” (ruh hayawany)
Esso è ciò che si fa veicolo delle funzioni della anima, che permette che gli impulsi dell’ anima possano giungere fino ai tessuti, agli organi e agli apparati in modo che questi ottengano vita e possano svolgere le funzioni a loro proprie(12).
Questa interfaccia tra anima e corpo, tra principio di manifestazione e forma di manifestazione è indicato come un “corpo sottile vaporoso”.
Il respiro viene quindi qualificato dalla specifica anima che governa quel determinato corpo e, una volta ricevuta questa specificazione, questa impronta, si diffonde ai diversi organi permettendo loro di svolgere le funzioni determinate dalla loro “costituzione”, e di attuare la loro “predisposizione”.
Il concetto di “forza vitale” connessa al termine pneuma evoca anche il “tenere insieme”, l’ unire:
“se le mani o i piedi sono non-jen (paralizzati), significa che il c’hi (forza vitale) non circola liberamente e le parti del corpo non sono in connessione le une con le altre”
Questa intima connessione di tutte le cose dovuta al pneuma che permea e le unisce, è alla base della compassione, del con-patire. Questa istanza che nello stesso tempo esistenzia (dà vita) e unisce è il Respiro del Compassionevole.
L’ istanza esistenziatrice identificata come “respiro” è indicata da Chang Tsai come Ch’i:
“Il Grande Vuoto (Grande Armonia, Tao) non può consistere che nel Ch’i; questo Ch’i non può che condensarsi per dar forma alle cose; queste cose non possono che espandersi per dar luogo al Grande Vuoto. Il perpetuarsi di questi movimenti è inevitabile, e quindi spontaneo”
I moti di contrazione ed espansione, correlabili alle fasi del respiro di espirazione ed inspirazione, rappresentano il moto di continua manifestazione e ritorno all’ origine che Ibn Arabi indica come “rinnovamento della creazione ad ogni istante”.
da “Cognizione, Azione, Guarigione” p 96 e sgg
Per afferrare il concetto di Respiro occorre muoversi da un piano fisico a un ambito cosmico e nel fare questo spostarsi da una fisiologia “corporea” a una fisiologia che che contempli contemporaneamente diversi livelli di “funzionamento” (“Multilevel Physiology”)
Questo assume valore quando viene fatto a livello esperienziale
All’alba serpente dorato
in alto portava la testa
aprendo infine quegl’occhi
che tanto avevo cercato.
Di fuoco acceso respiro
nell’umido occhio nascosto
rimpianto di cose vissute
portare in stanca dimora.
Vedere distinto quel lembo
intenso d’amore disgiunto
da me che sognando correvo
incontro a nuovo stupore.
Giorgio Ajraldi